I brutti voti alle elementari, alle medie, alle superiori.
I brutti voti nella vita, perché dobbiamo sempre essere i migliori e abbiamo fretta di insegnarlo ai nostri figli.
La paura del giudizio nasce tra i banchi di scuola (o a casa?) e si sedimenta in noi lungo tutto l’arco dell’esistenza.
Il fatto che ogni essere umano la incontri per la prima volta durante un’età così precoce, è una fortuna: ci offre la possibilità di imparare ad affrontarla fin da piccoli.
Possiamo fare molto per i bambini, quindi: come educatori che ne sostengono la crescita, ma anche semplicemente come esseri umani che sanno quanto l’idea del giudizio peserà su di loro anche in futuro.
Sommario
L’ansia da prestazione
Io l’ho imparato a mie spese, quando preda dell’ansia da prestazione per il test d’ingresso all’università, sono arrivata trentesima… nel senso che solo ventinove candidati su 600 hanno ottenuto un risultato peggiore del mio. Se non avessi avuto fede in ciò che ero non sarei qui a scrivere a voi genitori, ma non mi sarei neppure laureata con il massimo dei voti come ho poi fatto. Avrei abbandonato il mio sogno.
E forse questo sarebbe stato l’errore più grave che avrei commesso, altro che brutti voti.
Il rifiuto della prova
L’altra faccia della paura di prendere brutti voti è il rifiuto a priori della prova. Alcuni si sottraggono evitando di presentarsi a scuola, altri sminuiscono la prestazione o la rallentano per allungare i tempi. Altri ancora, spesso i più grandi, nascondono l’ansia dichiarando che tanto “gli basta un 5”, valutazione insufficiente ma non grave, che non li fa sentire troppo esposti al rischio di non farcela.
I tre consigli con la “R” per i brutti voti
- RIDIMENSIONA: aiuta il bambino a recuperare una condizione di neutralità emotiva che sostituisca quella di sconfitta. Capiterà dalle elementari alle superiori che si senta di valere 5 quando porterà a casa un libretto con un’insufficienza. Supportarlo anziché girare il dito nella piaga, lo fortifica e lo prepara alle nuove difficoltà senza spaventarlo inutilmente.
- RACCONTA: Ti ricordi quando la maestra ti ha interrogato nell’unico giorno in cui non avevi studiato?
E tutti i brutti voti con la prof. del liceo, che non ti piaceva affatto?
Raccontati. Lascia che tuo figlio si identifichi con te, con chi sei stato. Sei quello che ha superato quei momenti e che oggi è in grado di spiegargli come. I bambini e i ragazzi amano ascoltare le storie della nostra vita, le vedono come avventure. Se ce l’hai fatta tu, sente che può fare lo stesso. - RISOLVI: O meglio, offri gli strumenti per farlo. Dopo un opportuno sfogo, focalizzatevi sulla soluzione: potrebbe trattarsi di un ripasso più approfondito o dell’adozione di un metodo nuovo. L’idea basilare è quella di individuare delle azioni pratiche vincenti, consecutive l’una all’altra, che gli dimostrino come il suo intimo valore sia autonomo dall’andamento scolastico. L’autostima si costruisce così.